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Carissimi lettori,
Dopo la pausa estiva, trascorsa qui a
Calgary, in Canada, alle prese con ben due traslochi di casa, riprendiamo il
consueto appuntamento con...e guardo il mondo da un oblò! ovvero le
città straniere raccontateci dalle italiane che vi vivono.
Questa settimana, voliamo, per la prima
volta, in Africa ed esattamente a Malindi, celeberrima località
turistica del Kenya, affacciata sulle acque turchesi dell’Oceano
Indiano.
Come sempre vi ricordo che se, tra voi
lettrici, vi fosse qualche italiana residente, anche temporaneamente,
all’estero e abbia voglia di essere intervistata, oppure, conosca delle italiane felici di partecipare al progetto,
lasci un messaggio nei commenti al post o, sulla pagina Facebook di What’s
Happening, Cate?, oppure scriva una mail a caterina_amato@ymail.com e verrà contattata entro un paio di giorni, al massimo.
Vi ricordo, ancora, affinché tutti
voi possiate sentirvi un po’ più partecipi in questa mia iniziativa, e
non solo lettori, ;) l’hashtag #EGuardoIlMondoDaUnOblòMalindi,
che potrete usare, se vorrete, sui diversi social in cui é presente, anche, What’s
Happening, Cate?: innanzitutto, in Instagram
(caterinaagatamaria) ma, anche, su Facebook, (What's Happening, Cate?), Twitter, (WHCate)
e infine, su Pinterest,
(What's Happening, Cate?), per postare ulteriori foto, curiosità,
scorci pittoreschi di cui solo voi siete a conoscenza oppure, per condividere,
con noi, lo shopping del cuore, le vostre scoperte gastronomiche e molto altro
ancora, rispetto quanto già raccontato nell’intervista da Donatella.
Come sempre, nessun limite alla fantasia.
xoxo
Caterina Agata Maria
Nome: Donatella. Tutti,
però, mi conoscono anche come Donamasai o Mamamasai. In realtà, il primo nome
che ho avuto, sbarcando in Africa, é stato Nashipai,
nome datomi da mio marito, al tempo del nostro incontro. Nashipai in lingua maasai vuol dire “donna felice”. Era un auspicio
di un buon inizio, voi che dite?
Cognome: Crispino
Età: 53. Mi sento una bimbetta che ancora
deve decidere cosa fare vuol fare da grande.
Professione: Titolare, insieme
a mio marito, di una agenzia che organizza safari ed escursioni in Kenya: Donamasai Kenya
Sito: www.donamasai.com. Inoltre, poichè i social networks
fanno ormai da padrone nella comunicazione di massa ho aperto, così, anche io
un gruppo su Facebook dove si parla delle nostre escursioni: Donamasai Kenya
Città italiana di provenienza: Siracusa, nella splendida Sicilia.
Città di arrivo: Malindi
Stato: Kenya
Il
mio nome é Donatella Crispino e sono nata a Siracusa, nella parte Est della
Sicilia.
In
Italia avevo, e ho ancora, una splendida famiglia composta da mamma, papà, un
fratello e una sorella. Io sono la primogenita di casa. Se si hanno fratelli,
si sa, le famiglie presto divengono più numerose per l’arrivo di cognati e di
deliziosi nipotini. Proprio questi ultimi sono stati da me cresciuti e coccolati
sino al 2000, anno in cui sono sbarcata in Kenya.
Dal
punto di vista lavorativo, in Italia, avevo un’ ottima posizione in quanto ero
ispettore sugli impianti petroliferi di una nota compagnia del settore operante
in Sicilia, figura che oggi é chiamata “assistente di rete”. Senza dubbio una
vita interessante che mi portava a viaggiare molto tra le città e i paesini
della mia bella Italia.
La
mia passione per i viaggi fece capolino nella mia testa sin da giovanissima.
Passione che mi portò a visitare anche luoghi lontani ma soprattutto luoghi
dove gli usi, la cultura e le tradizioni erano diverse dalle nostre Europee. E
il Kenya é stato uno dei tanti viaggi di questo tipo.
Quando,
qualche tempo dopo il mio primo viaggio in terra africana, venne finalmente venne
il momento di trasferirmi a Malindi fu, per me, la fine dei miei viaggi. ;)
Ora
vi racconto anche il perché.
Lì,
in Kenya, durante la mia prima visita, conobbi, infatti, un tipo, uno strano, uno
di quelli che quando lo incontri cerchi, sì, di guardarlo poiché attira la tua
curiosità ma mai troppo da vicino: esatto, proprio il classico tipo strano,
così diverso da te e da coloro che avevi frequentato sino a quel momento. Ricordo
che era vestito con un lunga tunica rossa e armato con lancia e scudo: Era un Masai.
Sapete
com’é finita?
É
finita che quel Masai me lo sono sposato!
Sì,
lo so che molte di voi diranno che sono stata una pazza, ma nella vita se non vi
metti un po’ di colore questa diventa piatta, monotona e anonima. E d’altronde,
il rosso, - il drappo rosso é un segno distintivo della tribù Masai, ndr - come colore, a me é sempre piaciuto molto.
Sono passati ben 15 anni, e più, da quel giorno e siamo ancora qui. Tra alti e
bassi e tra liti e abbracci. E a volte, anche tra i pensieri che forse la sua diversa
cultura rispetto la mia, il suo essere Masai, uomo di savana, non l’avevo mica valutata
così bene. Ma poi, mia madre mi dice: stai
tranquilla, che anche con un marito bianco e del tuo stesso paese ci avresti litigato
comunque. E ciò mi conforta non poco.
In
Kenya, ben presto, abbiamo aperto un’attività che mi riempie, con gioia, le
giornate. Siamo, entrambi, titolari di un’agenzia che organizza safari ed
escursioni.
Ricordo che furono proprio i miei amici italiani a spingerci verso questa
occupazione: Chi meglio di un Masai potrebbe
far apprezzare la Savana? John, questo é il suo nome, a differenza di noi che abbiam sempre vissuto nelle nostre comode
città Europee nella Savana ci é nato e cresciuto. Quando, da ragazzino, si
alzava dal letto, al mattino, incontrava la giraffa, il babbuino, l’elefante,
la zebra e qualche volta anche il leone. Beh, allora lui sarebbe la guida
perfetta per far scoprire la Savana a chi non l’ha mai vista.
Ma
come chiamare la nostra agenzia?
Poiché
é un po’ mia e un po’ di John, abbiamo pensato Donamasai, “Dona” dal mio nome e
“Masai” per la sua tribù di origine.
Dovete sapere che i Masai o anche Maasai, come l’etnia pronuncia il
proprio nome, sono un popolo che da tempi remotissimi vive
sugli altopiani intorno al lungo confine fra il Kenya e la Tanzania, e il nome dell’etnia Masai,
deriva proprio da "maa", la
lingua da loro parlata.
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Da
11 anni anche la mia famiglia Keniota é aumentata. Nel 2005, io e John abbiamo adottato Solomon, un bimbo di soli 4 anni. Anche lui Masai.
E la mia
famiglia é, ora, composta da una m’zungu,
cioè io, la donna bianca che si aggira per casa e da due Masai. Povera me!
Cosa
significa il nome della tua nuova città?
La mia nuova
città é Malindi e insieme a Nairobi costituisce una delle città
più grandi del Kenya. Si affaccia sullo splendido Oceano Indiano e il suo significato, “sacco di ricchezza”, deriva
dalla lingua Swahili: Mali Ndi.
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Sono appena atterrata nella tua
città. Il luogo, sia fisico (ufficio, associazione) che virtuale (sito
internet, gruppo facebook), che mi consigli di visitare per trovare un valido
aiuto alle prime necessità (casa, macchina, lavoro) ?
Logicamente suggerisco di dare un’occhiata al sito web di Donamasai o su Facebook alla pagina Donamasai Kenya.
Noi siamo sempre disponibili a rispondere in poco tempo a tutte le domande che i viaggiatori, solitamente, ci postano.
Logicamente suggerisco di dare un’occhiata al sito web di Donamasai o su Facebook alla pagina Donamasai Kenya.
Noi siamo sempre disponibili a rispondere in poco tempo a tutte le domande che i viaggiatori, solitamente, ci postano.
C’é molta attenzione alla
salute delle persone nella tua città? Rispetto dell’ambiente, aria salubre,
riciclo spazzatura, propensione allo sport o, al contrario, manca tutto questo?
C’é una
domanda di riserva? Siamo in Kenya, paese aperto ormai da anni al turismo ma in
quanto a riciclo spazzatura, rispetto
dell’ambiente e sport é ancora parecchio indietro.
Forse l’aria salubre non manca ma solo quando
ci si allontana dai centri abitati o da quelli frequentati dal turismo di
massa.
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C’é qualche problematica molto
grossa attualmente che non trova soluzione?
La corruzione. Questa é
dovuta anche al fatto che esiste un po’ in tutti i paesi africani.
Sulla zona costiera, poi, é anche maggiore
rispetto l’entroterra a causa della grossa presenza turistica. Chiedere
una mancia al turista per evitargli un problema é spesso cosa comune. E non
solo al turista ma anche ai locali provenienti dall’estero, come me. E visto
che le mance non hanno mai cifre astronomiche, beh, chi arriva da altri
continenti si evita il problema e il keniota sarà un keniota un po’ più
felice.
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Un motivo per cui dovremmo trasferirci
nel tuo nuovo paese e da nessun'altra parte...
Il
trasferimento a Malindi é spesso suggerito da più parti, specialmente alle persone di una certa età. Il clima é sicuramente
piacevole e non si soffre mai il freddo umido tipico dei nostri inverni
italiani.
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Altri
motivi ?
La possibilità di vivere una vita semplice in un
paese dove il motto é: Pole pole,
ossia “piano piano”. Qui non si corre per nessuna cosa e non ci si affanna mai.
Tutto prosegue in quella calma che ogni turista desidererebbe avere nella sua
frenetica vita occidentale. Pole pole, un
motto a noi Europei ancora sconosciuto.
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...e un motivo per cui dovremmo
scartare la tua città dalle nostre mete.
Forse,
come ho detto sopra, per la corruzione.
Ogni quanto tempo ritorni in
Italia? E come mai questa scelta?
Non ho grandi problemi di lontananza e distacco
dai miei genitori poiché si sono anch’essi innamorati di Malindi e
di questo paese e vengono a trovarmi di
frequente. A volte restano anche cinque mesi l’anno, proprio in quel
periodo in cui l’Italia é avvolta nel freddo invernale che loro, alla loro età,
hanno deciso di lasciarsi alle spalle.
Inoltre, la scuola di mio figlio, che quest’anno
frequenta il primo superiore, mi ha tolto
ulteriormente la possibilità di viaggiare. Non posso ancora lasciarlo da solo
a Malindi visto che ha appena 14 anni.
E mentre prima, quando Salomon era
ancora piccolino eravamo abituati ad andare spesso in Italia, ora non ci torno
da circa 6 anni.
Prima o
poi verrà a Malindi qualche trasmissione come “Chi l’ha Visto? a cercarmi e
portarmi via?
Magari accadesse!
Scherzo!
Magari accadesse!
Scherzo!
Pensi che per trasferirsi nella
tua nuova città (e perciò affittare una casa, un’auto, avviare un’attività o
avere il tempo di cercare lavoro) si abbia bisogno di un budget economico molto
alto oppure é possibile fare tutto ciò anche con disponibilità limitate?
Acquistare una casa a Malindi, così
come in tutto il Kenya, é sicuramente più
conveniente che acquistarla in Italia o in Europa.
Certamente
negli ultimi anni, vista anche la grande richiesta di abitazioni, i prezzi delle
case sono notevolmente aumentati ma siamo, comunque, sempre su cifre parecchio
abbordabili.
La possibilità di lavorare in Kenya é,
invece, un po’ più complicato per uno straniero poiché il Governo locale non
rilascia permessi di lavoro se prima non si investe nel paese almeno centomila
dollari per un’attività commerciale.
Se porto soldi e investo qui tu, Governo, mi
darai il visto lavorativo?
Sì, te lo darò.
Qui
funziona così.
Qual é la moneta corrente e i
suoi sotto-tagli e quanto questi valgono rispetto l’euro?
La moneta é lo scellino keniota, il KSh.
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Solitamente
si fa un calcolo di uno a cento, ad un euro corrispondono cento scellini. Dico
solitamente perché l’inflazione é talmente altalenante che il suo valore cambia
rapidamente. Al momento, potrei dire che é di circa 114 scellini per un euro.
Vi sono
tagli da 50, 100, 200, 500 e 1000 scellini.
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Mentre le
monete sono da 50 centesimi e 1 scellino e poi da 5, 10 e 20 scellini.
Se vi steste chiedendo quanto costi a Malindi...
una pagnotta di pane bianco, per esempio una da mezzo chilo? Circa 72kshs, un bene troppo di lusso per i locali.
Un litro
di latte? 100 kshs
Un chilo
di pesce? Circa 350ksh.
Un chilo
di banane 50ksh mentre un mango 20 ksh.
Una cena
in un ristorante economico: 200 ksh
Se,
invece, andiamo in uno di medio livello anche 750ksh.
La pasta
di una marca italiana costa dai due ai tre euro, per un pacco da mezzo chilo.
Tutto sommato se non si mangia italiano ma si preferisce la cucina e il cibo locale non si spendono grandi cifre.
Ci mostreresti una foto che ti ritrae con il
tuo abbigliamento tipico, per una passeggiata, nel mese che più rappresenta la
tua città?
Quanto costa 1 litro di
benzina? Come va, a litri o galloni o altra unità di misura?
Un litro
di benzina é di 83 centesimi di scellino e il gasolio é di 63 centesimi di
scellino pari a o,80cent di euro il primo e 0,66cent di euro il gasolio.
Ci potresti mostrare il panorama dalla tua
finestra preferita?
Quanto costa, in media, un
affitto mensile di una casa per 4 persone – 100mq?
Dipende dalla zona e dalla qualità
dell’appartamento.
Un appartamento di tre stanze da letto in
città può costare intorno agli 70.000ksh, circa 700 euro.
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Invece, se la casa si trova al mare i prezzi variano di più.
Si va da quelle in riva al mare a 70.000/60.000ksh perciò, circa, 700/600 euro mensili a quelle più lontane dalla spieggia 0 senza vista mare a 50.000/40.000ksh, circa, 500/400 euro, ma solo se si affitta per lunghi periodi. Altrimenti i prezzi, a parità di caratteristiche, si alzano decisamente.
Si va da quelle in riva al mare a 70.000/60.000ksh perciò, circa, 700/600 euro mensili a quelle più lontane dalla spieggia 0 senza vista mare a 50.000/40.000ksh, circa, 500/400 euro, ma solo se si affitta per lunghi periodi. Altrimenti i prezzi, a parità di caratteristiche, si alzano decisamente.
In fondo,
se si viene qui solo a scopo villeggiatura é anche giusto spendere un po’ e
contribuire all’economia locale, no?
Quanto é in media:
Il prezzo di un biglietto
dell’autobus? É a tempo oppure a distanza.
Camminare
a piedi é il sistema di trasporti più comune a Malindi come in tutto il Kenya.
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Non vi é una
linea di autobus come la intendiamo noi in Italia.
Vi sono i matatu, dei minibus che costituiscono la
forma di trasporto pubblico in Kenya.
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Di
certo non dispendiosi, costano circa 80Ksh ma, purtroppo, sono sempre
super-affollati e per niente sicuri.
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La parola "matatu" ha origine dal swahili: tatu che
significa significa tre, perché tre
centesimi di scellino era il costo base della corsa.
Sino a qualche decennio fa i matatu erano tutti in colori
sgargianti e venivano battezzati con
nomi particolari e altisonanti per farsi riconoscere e preferire nella
corsa.
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Inoltre, molti di questi erano attrezzati come se fossero delle vere e proprie discoteche su quattro
ruote.
Nel 2004, il governo keniota ha regolamentato il
settore dei trasporti determinando anche che la colorazione della carrozzeria di
questi taxi collettivi fosse bianca con una striscia gialla.
Purtroppo dopo un iniziale rispetto di queste nuove
regole ora le infrazioni stanno sempre più aumentando, col passar del tempo.
Il prezzo di una corsa di taxi?
Si deve concordare il costo della corsa. Qui a
Malindi si deve sempre contrattare alla grande per ogni cosa.
Se, poi,
sei un turista, ovviamente ci provano a fare l’affare ma se tu sai che loro ci
stanno provando allora, la contrattazione potrebbe andar avanti sino allo
sfinimento.
Si può
scegliere di usare
i tuk tuk, tipico
taxi locale, e, contrattando con l’autista, si può arrivare a pagare una corsa in
città 50 centesimi di euro.
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Ma non é
infrequente vedere, ormai, anche le moto-taxi e addirittura le bici-taxi.
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In città
non si fanno mai corse lunghissime perciò le cifre sono alquanto contenute.
Ovviamente,
per un keniota sono pur sempre soldini, tant’é che spesso su una moto-taxi, a
loro rischio e pericolo, vedi tre, quattro anche cinque passeggeri. Si paga la
corsa e non per il numero di persone.
La tua nuova città é pedonabile
oppure occorre usare l’auto anche per andare a prendere un caffé?
Pedonabile, nel senso di zone
pedonali? Ahahah...
Il
problema é che spesso non solo non ci
sono strade asfaltate ma quelle esistenti sono molto sterrate, quindi stai dalla tua parte, tieni molto la
destra e cammini senza dimenticare mai che ad essere sulla strada ci sei tu e
non solo le auto. Alla fin fine non succede mai che ti mettano sotto.
Non ne
hanno l’interesse e, seppur amino urlarti come dei matti, evitano di commettere
dei crimini.
Esiste qualche forma di
censura?
Il Kenya é un paese prevalentemente cristiano, circa
80% ma con un’alta presenza musulmana.
Si vive e quindi si convive pacificamente.
Nessun estremismo. Di amici musulmani, io cristiana come tutta la mia famiglia,
ne abbiamo tanti. Mai un problema.
Sicuramente
vige il divieto di mettersi in topless lungo le spiagge, così come si evita di
andare in bikini lunghe le strade della città, nonostante sia altamente
turistica. Ma questo più che censura a me sembra solo buon gusto di chi qui ci
vive e o di chi qui ci viene in vacanza.
Hai avuto modo di far fruttare
i tuoi studi italiani?
In Italia
ho frequentato il liceo linguistico e la
conoscenza dell’Inglese per la mia professione di organizzatrice di safari mi é tornata molto utile e di certo,
oggi, la sto sfruttando.
Ho sempre
amato le lingue, sin da ragazza, e ora
sto iniziando pure a parlare lo Swahili,
la lingua parlata dal popolo Swahili,
che, insieme all’Inglese, costituisce la lingua ufficiale del paese. Devo dire
che mi piace tanto.
É una città a misura di
bambino?
Posso non
rispondere? Ok, sto scherzando ma Malindi
é una città dove i divertimenti per i bambini sono inesistenti. Occorre
farsi il proprio gruppetto di amici e poi vivere la tua vita in funzione di
questo piccolo nucleo.
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In quale supermercato di grande
distribuzione generalmente vai? E perché?
A Malindi non esistono i supermercati della
grande distribuzione.
Esistono, però, dei negozi abbastanza simili ai super che vendono molti prodotti locali e anche qualcosa italiano o simil italiano. Io ci vado solo quando devo acquistare qualcosa di specifico che non trovo da altre parti e so che lì invece c’é.
Esistono, però, dei negozi abbastanza simili ai super che vendono molti prodotti locali e anche qualcosa italiano o simil italiano. Io ci vado solo quando devo acquistare qualcosa di specifico che non trovo da altre parti e so che lì invece c’é.
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Entro con
l’intenzione di compare solo due cosine e sistematicamente esco il carrello
strapieno di prodotti che non supponevo neppure di aver bisogno.
Mi consola sapere che questa abitudine é comune anche tra tante mie amiche italiane.
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Come mamma, il Governo della
tuo nuova città é venuto incontro alle tue esigenze con aiuti di vario genere?
In Africa,
ma scherzi, vero? Progetti e programmi di
questo tipo sono assolutamente inesistenti. Almeno in questa Africa. Tutto é rigorosamente privato.
Se iscrivi
tuo figlio, per esempio, in una scuola pubblica é molto probabile che lui si
ritrovi in una classe con altri cento alunni.
Suppongo che la maestra, al mattino, non faccia in tempo a finire l’appello che la giornata scolastica sia terminata.
Suppongo che la maestra, al mattino, non faccia in tempo a finire l’appello che la giornata scolastica sia terminata.
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Il salario medio su quanto si
aggira?
Il salario di un operaio medio si aggira
intono ai 9000KSh, circa 90 euro, mentre quello di un impiegato di banca può essere anche il
doppio, o poco più. Sicuramente queste sono cifre che non li aiutano a
vivere al meglio o agiatamente.
Ecco
perché spesso una famiglia, e qui le famiglie hanno in media cinque figli, non
ha altra scelta che la scuola pubblica e abitazioni fatiscenti.
A
Malindi, seppur città turistica e più sviluppata rispetto il resto del paese, esistono
ancora tantissime famiglie costrette a
vivere in capanne di fango dove acqua e luce sono dei lussi di cui devono
fare a meno.
L’acqua
spesso é presa dai bambini e dalle donne nei pozzi vicini e per vicino intendo
anche un paio di chilometri se non più. Ma come ho già detto in un’altra
domanda, per i kenioti camminare sembra essere il problema minore.
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Ovviamente
ci sono le incoerenze. Molti preferiscono non fare l’allaccio alla rete idrica
poiché costa ma tutti, oggi, possiedono un cellulare.
Perché?
Ma perché
é uno status simbol che bisogna
avere, costi quel che costi.
A quale scuola vanno i tuoi
figli?
Solomon va, necessariamente, in una scuola privata. Come ho
detto sopra, se fosse andato in una scuola pubblica sarebbe stato uno dei cento
da chiamare all’appello ogni mattina e poi rimandare a casa perché la giornata
scolastica, al termine dell’appello, sarebbe terminata.
Se avevi un lavoro in Italia
hai preferito licenziarti da questo o metterti in aspettativa?
Mi sono licenziata in tronco. Quando
si fa una scelta simile la si fa con la consapevolezza
che non si tornerà indietro o, almeno, non subito e perciò i 6 mesi
canonici non sarebbero stati sufficienti, avrei avuto bisogno di almeno 2 anni,
se non di più. No, no, ero decisissima. E io che ho un caratteraccio, quando decido una cosa non demordo molto
facilmente ma faccio di tutto per portarla avanti, fino a farmi o tanto
male o riuscire nel mio intento e sino ad ora, dopo più di 15 anni trascorsi
qui, credo, con un pizzico di orgoglio, di poter dire di esserci riuscita e
pure bene.
Voi
capite, ma quale società privata mi avrebbe dato 16 anni di aspettativa?
Si può guidare con la patente
italiana o non é riconosciuta?
Si può guidare con la patente italiana per
tutto il periodo del visto turistico ottenuto.
Quando si
viene a Malindi per turismo si viene per stare solo qualche settimana o al
massimo un mese.
Il visto turistico per tutto il Kenya é di
tre mesi, rinnovabile di altri tre, ma una volta scaduto questo
tempo si deve lasciare il paese o convertire il visto turistico in uno
lavorativo o altro.
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Ma per
tutto il tempo in cui dura il visto turistico si può guidare tranquillamente
con la patente italiana, meglio se accompagnata anche da quella internazionale
che altro non é se non una traduzione in inglese della nostra italiana, utile
soprattutto in caso di incidente o dispute con locali.
Ma se pensate di trattenervi per più tempo,
per 5000KShs, dovrete prendere la licenza di guida keniota.
Tu guidi l’auto o preferisci i
mezzi pubblici? Perché ?
Mi sposto sempre con la mia auto semplicemente
perché mi muovo tanto e perché amo guidare e non farmi trasportare da alcuno.
Ora, poi,
ho ripreso a guidare anche la
motocicletta.
A Malindi
nonostante siano dei pazzi alla guida, ho avuto modo di rimettere in pratica
tutte le mie capacità di provetta motociclista. E ne ho! Pensate che in Italia ho
gareggiato nella competizioni con il motocross.
Poi la vita va avanti, arriva il lavoro, la famiglia, il Kenya, tutto cambia e non c’é più lo spazio per le gare ma la moto, almeno quella, non mi deve mai mancare.
Poi la vita va avanti, arriva il lavoro, la famiglia, il Kenya, tutto cambia e non c’é più lo spazio per le gare ma la moto, almeno quella, non mi deve mai mancare.
É facile muoversi nella tua
città perché c’é una grande rete di tram, autobus o i taxi costano poco oppure é
complicato?
Di mezzi di locomozione ce ne sono a iosa, sia per
i piccoli spostamenti che per i lunghi e a
costi bassissimi. Basta avere il
coraggio di affidarsi alla gente che guida questi mezzi. Mi riferisco,
soprattutto, ai matatu, ai tuk-tuk e alle moto-taxi. Quando ne
fermi uno per prenderlo non pensi mai al
rischio e al valore della vita stessa che stai mettendo in pericolo. Alla
fine, ci sali sopra e rischi, come in una roulette mortale. E io lo faccio, quando
non ho la disponibilità della mia auto e mi affido al conducente. Fatalità?
Loro sono molto fatalisti e dicono che é tutto é già previsto dal destino. Beh…ribatto io a loro: se vai piano il destino lo scrivi anche un
po' tu.
Ma mi
rispondono a loro volta: Per quanto possa
andare piano se é destino un altro sbanderà e mi verrà addosso. Al destino non si sfugge.
E chi gli
vuoi rispondere?
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Il piatto più popolare della
tua città che va assolutamente assaggiato?
Il
Maharagwe Ya Nazi che significa “fagioli cotti nel latte di cocco”.
Sono davvero ottimi e spesso si mangiano accompagnati da polenta preparata utilizzando farine di cereali quali
miglio, sorgo o mais. Io ne
vado matta.
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Il piatto italiano più
scopiazzato dai locali ma allo stesso tempo quello che gli riesce peggio
Gli spaghetti, ovviamente. Però
debbo dire che da qualche tempo a questa parte, in molti ristoranti, alcuni
anche a conduzione italiana, nonostante il cuoco sia un locale, gli spaghetti li
sanno cucinare veramente bene.
Qual é la bevanda più popolare?
Il latte di cocco, sembra
ombra di dubbio ma quello fresco, chiamato "madafu".
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In giro per
Malindi puoi incontrare uomini in bici
che vendono le noci di cocco prese dall’albero solo qualche ora prima. Li
fermi e sul posto te ne aprono una. Il succo della noce di cocco non solo é buonissimo
ma fa anche bene, é uno dei grassi sani, e ripulisce lo stomaco. Rinfrescante e
super dissetante.
Anche i succhi di frutta sono bevande molto
apprezzate, sia dai dai turisti che dalla gente di Malindi.
Non tutti
sanno, forse, che la frutta tropicale
dell’Africa ha un gusto molto più forte e intenso di quella reperibile nei
paesi sudamericani.
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In molti
bar o localini tipici e persino nei ristoranti si possono gustare queste bevande
fresche e costituite al 100% dal frutto
prescelto: banana, mango, frutto della passione, lime, papaia, melone e
moltissimi altri, senza nessun additivo o aggiunta di acqua. Dall’albero al
nostro stomaco, direttamente!
C’é qualche abitudine
particolare se invitate a cena per la prima volta a casa di amici locali?
Gli africani,
in generale, non solo quelli del Kenya, hanno la sanissima abitudine di lavarsi le mani prima di mangiare qualsiasi
cibo.
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Non che
noi occidentali non si faccia ma, qui a Malindi, anche nei locali che io chiamo
“africanissimi” dove a colpo d’occhio potrebbe sembrare che l’igiene sia
inesistente vi sono, invece, i lavandini per lavarsi le mani e tutti, indistintamente,
lo fanno. Persino i barboni, che di pulito hanno davvero poco, visto che vivono
per strada, se dai loro del cibo non li vedrai mai mangiare direttamente se
prima non avrann lavato le mani.
In che cosa consiste la
colazione della gente locale?
A Malindi le tradizioni culinarie, e non
solo, sono rimaste quelle che erano ai
tempi del colonialismo inglese.
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Spesso mi
ritrovo nei locali tipici a far colazione, e mentre io ordino la mia solita tazza di latte caldo dove al massimo vi
sciolgo una bustina di caffè solubile e lo
sorseggio insieme ad un mandazi,
dolce tipico di qui molto
simile alle nostre graffe,
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vedo che la gente che mi é seduta ai tavoli accanto
ordina di tutto, salato e dolce insieme.
Mio marito, invece, é uno di quelli
che ordina, come tantissimi locali, una
zuppa di ossa di capretto e pezzi di carne speziata con del peperoncino e l’affianca
a una tazza di chai, tè con latte
e speziato con cannella, ereditato dal colonialismo inglese, che a loro volta presero dall’India.
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Io,
oramai, a vedere alle 8 del mattino questa colazione mi ci sono pure abituata
ma le prime volte, vi assicuro, era da brivido.
Il cibo più bizzarro che hai
visto mangiare con piacere ai tuoi amici locali ma che tu non mai avuto il
coraggio di assaggiare.
Sangue crudo mischiato a latte. Sicuramente
non avrei mai il coraggio di bere il sangue preso
direttamente da una capra o da una mucca appena sgozzate e mischiato, poi, con il
suo stesso latte.
Questa é
un’usanza tipica del popolo Masai che personalmente rifiuto di seguire. E
fortuna per me questo mio rifiuto non é considerato un’offesa dai parenti di
mio marito.
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Quando i
Masai decidono di uccidere un animale del loro allevamento per poi mangiarlo,
prendono il sangue dall’animale appena ucciso e lo mischiano al suo latte e poi
bevono questa che considero una disgustosa bevanda ma che a loro dire trovano super buona,
super nutritiva e squisita da bere.
Piccola nota dell’autore
Nel popolo Masai si tramanda, da padre in figlio, il perché ciascuno di essi abbia una
piccola cicatrice rotonda sulla guancia. Tutti, indistintamente, uomini e
donne.
Si racconta che molto, molto tempo fa si scatenò una terribile battaglia tra due etnie della Savana africana: i Masai e i Kikuyu, a causa dell’eccessivo attaccamento dei
primi verso il bestiame. Infatti, i Masai ritenevano che ci fosse un legame
speciale tra essi e gli animali stabilito addirittura da Ngai,
il loro Dio, al punto che ad ogni mucca dovesse corrispondere un Masai e che
questa non potesse avere altri padroni diversi da un Masai.
La battaglia andava avanti, così, senza né vincitori né vinti ma solo decimando, giorno dopo giorno, decine di valorosi guerrieri, da entrambe
le parti.
Senonché i Kikuyu, un bel giorno, ebbero l’idea di
sconfiggere i Masai eliminando a monte
quelli che sarebbero divenuti i futuri guerrieri: i loro bambini.
Questi, già in tenera età, venivano mandati al pascolo
da soli e in questa occasione erano rapiti dai Kikuyu che poi li avrebbero tenuti
nella propria tribù come forza lavoro.
Ecco che per evitare il sequestro dei propri bambini i Masai iniziarono a “marchiare” gli appena
nati con una piccola cicatrice di riconoscimento: un cerchietto sulla
guancia. In questo modo non sarebbe più stato possibile per i Kikuyu confondere
i piccoli Masai tra i propri.
Ciascun portatore di cicatrice rotonda sulla guancia
sarebbe stato, da quel momento, un Masai, senza ombra di dubbio, e come tale sarebbe appartenuto, per sempre, alla
tribù, anche nel caso in cui il piccolo fosse rimasto orfano, non potendo
essere adottato se non da un altro Masai.
Oggi, ovviamente , la battaglia tra Masai e Kikuyu non
c’è più ma si continua a praticare
questa vecchia tradizione di appartenenza al popolo Masai verso tutti i
nuovi nati.
Viene prodotto qualche liquore
– anche casalingo – particolare ?
Il mnazi. Non lo
berrei mai visto che, oltre ad essere del tutto astemia, non amo i gusti
aciduli ma, credo che il vino di cocco, o mnazi, come chiamato localmente, sia la bottiglia alcolica che va per la maggiore tra la gente dei veri villaggi
africani, quelli fatti ancora di capanne di fango.
Oggigiorno
anche i turisti che si lasciano convincere a visitare quelli che io definisco i
villaggi "africanissimi" iniziano a gustare questa tipica bevanda alcolica che gli
africani chiamano vino di cocco.
In
pratica, il vino di cocco altro non é che un estratto della linfa dell’albero
del cocco. Dopo aver effettuato una tacca in una delle foglie più verdi e
grosse, quelle poste più in alto sulla palma, viene adagiata al di sotto della
foglia una bottiglia che raccoglierà il succo che ne fuoriuscirà.
Nel tempo di
una nottata o due, al massimo, la bottiglia si riempirà di questo liquido e
fermentando in modo naturale diverrà alcool.
Non vi é necessita di aggiungere nessun
additivo al suo interno ma é un prodotto naturale dal gusto davvero troppo forte
per i miei gusti.
Alcuni italiani di mia conoscenza che hanno voluto
assaggiarlo sostengono che sia un po’ una sorta di vino frizzantino. Vi confesso
che non ne sono per nulla convinta.
Se dovessi fare una passeggiata
da solo nella notte come ti sentiresti? Ci sono aree da evitare?
Sicuramente
non andrei mai a passeggiare sola nella
notte. Oltre al fatto che non ci sarebbe nulla da vedere non mi sentirei comunque
tranquilla.
Mi capita,
a volte, di dover passare attraverso alcune vie e stradine non proprio sicure ma
sempre in auto o in moto, mai a piedi.
Siamo in un paese povero e l’occasione fa
sempre l’uomo ladro. Generalmente suggerisco ai turisti miei clienti di
non andare mai in zone isolate ma, soprattutto, di non ostentare ricchezza. É la causa principale di quei pochi
incidenti accaduti a turisti che si sono visti fermare da gang locali solo
perché indossavano un bracciale o un orologio di oro
Eviterei durante
il vostro viaggio in Kenya di portare con voi questi monili: Non fanno di certo
il monaco e qui i monaci ricconi non piacciono molto J o forse,
al contrario, piacciano sin troppo
Il libro dell’autore locale che
ci suggeriresti di leggere.
Suggerisco,
per avere un’ idea di Malindi e dei suoi abitanti, di leggere i libri che su di essa ha scritto Freddie del Curatolo.
Freddie é un giovane italiano residente, ormai, da tantissimi anni a Malindi, e dirige il sito di MalindiKenya, rivolto agli italiani curiosi di conoscere questo paese.
Freddie é un giovane italiano residente, ormai, da tantissimi anni a Malindi, e dirige il sito di MalindiKenya, rivolto agli italiani curiosi di conoscere questo paese.
Inoltre, suggerisco anche i suoi libri. Dei must per
chi vuol capire il Kenya e la sua zona costiera.
É una città per anziani?
Secondo me sì. Ve ne sono parecchi, sono
soprattutto stranieri pensionati che vengono a trascorrere a Malindi i mesi
invernali del loro paese. Il clima qui é ottimale per gli acciacchi
senili così molti vecchietti vi trascorrono anche sei mesi, tutto il tempo che
il visto turistico concede loro.
Ti capita di sentirti, a volte,
molto sola oppure é impossibile perché c’é sempre qualcuno disposto a fare due
chiacchiere?
La mancanza di amici é sempre la cosa che più
fa soffrire quando si lascia il proprio paese di origine.
Purtroppo, la nota dolente di questa città é che non ci sono cinema, teatri,
centri di ritrovo o club. Tutto ciò obbliga me, così come tante altre persone
non ancora in età avanzata, a sentire maggiormente la mancanza di un gruppo di
amici. Posso dire che l’aspetto più
triste della mia vita in in questa fantastica città sia proprio rappresentato da
ciò.
Personalmente
ho momenti di solitudine e ne risento non poco ma poi mi tuffo nel lavoro
oppure apro il mio pc e tramite i social
riesco a sentirmi meno sola. Penso però a come sarebbe bello se avessi qui amici
con i quali passare del tempo a ridere e scherzare o anche solo a vedere un
film insieme per poi commentarlo!
Il motto o il modo di dire più
simpatico.
Il motto non
solo di Malindi ma di tutto il Kenya é sempre: Pole pole, dallo Swahili “polepole” e significa “piano piano, non affannarti”.
In realtà
ve ne sarebbe anche un secondo, sempre dallo Swahili, forse pure più conosciuto
grazie al Re Leone della Disney: Hakuna matata che vuol dire, “nessun problema, senza
pensieri”.
Qui la gente vive alla giornata. Niente si fa
di corsa e nulla crea affanno Sicuramente il clima incide
parecchio su questo stile di vita così rilassato poiché con il caldo tutto si
rallenta.
Pole pole non é solo un modo di dire ma proprio uno stile
di vita.
E vi dico
che per me é veramente duro da abbracciare anche perché sono arrivata a Malindi
alla veneranda età di 36 anni e quindi con tutte le ‘’cattive’ abitudini tipiche
della nostra cultura occidentale: correre sempre ovunque come una trottola e
preoccuparmi per tutto e tutti. Chissà, magari tra venti anni, forse, riuscirò
ad abituarmi e avrò anche io una vita pole
pole.
Oggi, durante
la vita quotidiana, in quei giorni in cui non ho nulla da fare un po’ riesco anche
io a seguire questa filosofia. Invece, durante il periodo lavorativo il pole pole e l’hakuna matata, credetemi, sono davvero pesanti da accettare. E alla
fine mi dico sempre : E vabbé, beati loro
che ci riescono.
In
sincerità un po’ li invidio.
Saresti disposta ad imbastire
una storia con un uomo del luogo? Se sì, se no, perché?
Ho già
dato e continuo a dare…eh eh eh
Una qualcosa che ti manca
moltissimo dell’Italia...
I cannoli con la ricotta e il pistacchio. Sono
siciliana, che vuoi che mi manchi di più!
Dai, no,
non é solo questo.
Direi che
oltre ai cannoli mi mancano un po’ i
miei nipoti, che come dissi nella presentazione in alto, essendo la loro
zia maggiore li ho cresciuti un po’ anche io; ma poi penso: quando erano piccolini ero la zietta, la
zietta Dona. Oggi sarei ancora per loro la zietta da amare? Mah!
Ci sono molti luoghi storici o naturalistici
nelle vicinanze della tua città che meritano una visita o é un luogo piatto?
Se sì quali?
Questa
domanda é facilissima, la Savana!
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Non si può
venire in Kenya e non andare in safari nella savana keniota.
E con chi
se non con un esperto della savana come un autentico Masai?
Non vi
dico altro!
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Qual é la domanda (dai, poi,
anche la risposta) che avresti voluto ti facessi?
Torneresti in questo momento preciso in Italia?
La mia risposta é no! Almeno no in questo momento della mia vita. Domani non saprei.
Dovrei tornare a dover mettere
tacchi, vestiti ben curati e di gran moda. Dovrei tornare a frequentare il
parrucchiere, ma soprattutto, dovrei
tornare alla frenesia del mondo occidentale. No grazie.
In questo momento pensatemi alla mia scrivania da lavoro perché
oggi é giornata lavorativa per me ma sono in pareo , senza scarpe, davanti a
una fresca bevanda al mango e con una vista mozzafiato che dà sull’Oceano
Indiano.
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Pensi ancora che io possa valutare un rientro in Italia?
E poi, vi é la natura, la savana, i suoi meravigliosi animali
liberi , il caldo e la gente che sorride
sempre nonostante abbia poco e spesso niente da offrire se non quel sorriso.
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Già mi rivedo sulle strade italiane. La folla di persone che mi
passerebbe accanto, velocemente, distrattamente e senza mai un sorriso che dica: Ciao! Abbi una buona giornata anche tu! Qui a Malindi, ma come in tutto il
Kenya e probabilmente in tutta l’Africa, tutto questo tutto accade. Sempre. Ogni
giorno. Nonostante la giornata sia iniziata per tutti ma non si sa per quanti
ce ne sarà una successiva.
E voi, avete mai
visitato Malindi ? Avete indirizzi da svelarci, suggerimenti da dare o aneddoti
da raccontare?
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La città di Osaka raccontataci da Ilaria, un’italiana all’estero
Belle foto della tua vita. Grazie per aver condiviso con il mondo. Credo che meriti di credito per il vostro lavoro. Vi consiglio di riposare http://wellcum.at/it/location/. Questo sito vi aiuterà a guardare la vita dal lato opposto. Inoltre vi sarà piena forza per la vita.
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