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Quanto
è in media:
Il
prezzo di un biglietto dell’autobus? È a tempo oppure a distanza?
Non prendo mai gli autobus ma sono continuamente su treni e
metropolitana. Il costo è a distanza ed è in media di 200/300 yen, tra €
1,60 e €2,40.
Non si può dire che siano economici, ma il
livello del servizio offerto è davvero molto alto.
Piccolo P.s.:
I treni qui
vengono usati anche per tratte urbane
quindi, il costo che ho indicato è relativo ad una corsa che porta da una zona
ad un'altra della città.
Il prezzo di una corsa di taxi?
Sui taxi c'è il
contachilometri. In Italia l’ultima
volta che presi un taxi fu anni fa e perciò non saprei valutarne la differenza
di costo; Posso dire solo che qui, ad Osaka, non mi sembra sia un mezzo di
trasporto economico ma avrei pensato comunque peggio: una corsa di circa dieci
minuti, l’ultima volta che l’ho utilizzato, mi è costata poco meno più di
1225yen, 10€.
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In
che cosa consiste la colazione della gente locale?
La colazione tradizionale
giapponese, choushoku, può essere
considerata un vero e proprio pasto,
come da noi il pranzo o la cena. Ne consegue che assieme all'immancabile
ciotola di riso, si accompagnino carne e/o pesce, quest’ultimo di solito grigliato,
sottaceti, dal gusto più delicato di quelli italiani, e zuppe, generalmente di miso, un tipico condimento ricavato
dalla soia gialla fermentata unita a cereali, orzo o riso. Alcuni per colazione
mangiano il nattō, fagioli di soia
fermentati.
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Le prime volte, appena arrivata ad Osaka, mangiare
pesce appena sveglia, per me, stato davvero difficile. Per questo sono tornata,
ora, ad una colazione più tipicamente occidentale, con pane e marmellata e
caffè.
Ma perchè mai non mi sono messa in valigia una
bella moka! Pensavo che il caffè non mi sarebbe mancato tanto e, invece, a
volte ne berrei volentieri uno bello “concentrato”.
Altra cosa,
scordatevi il pane croccante italiano. Qui,
quasi tutte le tipologie di pane sono morbidi e dolci.
Sicuramente conoscerete l’anpan, la ciambella
ripiena di pasta di fagioli, anko se
di fagioli rossi, gli azuki, shiroan,
se di fagioli bianchi, chiamata anche semplicemente pan, come pane, mentre an
è la crema dolce di fagioli.
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Si racconta che
la creazione di questa ciambella sia dovuta,
nel 1875, ad un samurai, Yasubei Kimura, rimasto senza lavoro, dopo che fu dismessa,
durante l’era Meiji, la casta degli
antichi guerrieri samurai.
Durante quel periodo il Giappone si era aperto molto all’occidente così i samurai che avevano perso il lavoro iniziarono a svolgerne nuove attività, come quella del panetterie.
Ma le ricette per la produzione di pane, importate dall’occidente, salato e acido per via del lievito, non trovavano l’approvazione dei gusti delicati del Giappone. Così, Yasubei Kimura, decise di sperimentare qualcosa che fosse più piacevole per palato dei suoi nuovi clienti.
Pensò di seguire il procedimento della lievitazione senza l’utilizzo di lievito del manju, una pagnotta dolce già al tempo molto popolare e di farcirla con una crema di fagioli azuki, creando, in questo modo, il primo anpan della storia, che riscosse subito molto successo.
Ma solo con la commissione da parte dello stesso imperatore Meiji, a Yasubei, di recapitargli un anpan fresco ogni giorno che queste ciambelline divennero il pane simbolo del paese stesso.
Durante quel periodo il Giappone si era aperto molto all’occidente così i samurai che avevano perso il lavoro iniziarono a svolgerne nuove attività, come quella del panetterie.
Ma le ricette per la produzione di pane, importate dall’occidente, salato e acido per via del lievito, non trovavano l’approvazione dei gusti delicati del Giappone. Così, Yasubei Kimura, decise di sperimentare qualcosa che fosse più piacevole per palato dei suoi nuovi clienti.
Pensò di seguire il procedimento della lievitazione senza l’utilizzo di lievito del manju, una pagnotta dolce già al tempo molto popolare e di farcirla con una crema di fagioli azuki, creando, in questo modo, il primo anpan della storia, che riscosse subito molto successo.
Ma solo con la commissione da parte dello stesso imperatore Meiji, a Yasubei, di recapitargli un anpan fresco ogni giorno che queste ciambelline divennero il pane simbolo del paese stesso.
A
che ora si cena? È un momento in cui le famiglie della tua città si riuniscono
oppure ognuno mangia come capita...
Non ci sono
orari. Questa è una cosa che mi ha
davvero colpita. Si mangia quando si ha fame. La mia host family me lo ha spiegato bene quando ha notato che aspettavo,
spesso invano, che tutti fossero seduti a tavola per iniziare a mangiare. Mia
“sorella giapponese” poi, frequentemente mangia in piedi, mentre cucina. Oramai, neanche io ho più orari, mangio
davvero quando mi capita e quando ho fame!
Come
e quanto è cambiata la tua vita rispetto quella che svolgevi prima in Italia?
Il mio stile di vita da quando sono arrivata qui
è cambiato tantissimo. E sì, di sicuro è
diventato più ricco, stimolante, avventuroso.
In primo luogo, perchè qui per me tutto è nuovo, quindi, quando ho voglia, preparo
il mio zaino, la macchina fotografica e parto all'avventura. Come vi ho già
detto, “l'esotico” attira molto, e non è raro essere invitati a cena da
perfetti sconosciuti, incontrati, magari, durante una passeggiata. Da quando,
poi, ho lasciato la mia host-family
per la share house spesso partecipo a
piccole feste ed uscite, organizzate per i residente della casa.
La città,
inoltre, brulica di feste ed eventi organizzati al solo scopo di conoscere
gente straniera e praticare le
differenti lingue. Ogni volta che mi ritrovo in uno di questi eventi, in mezzo
alle persone presenti e realizzo che si potrebbe parlare almeno cinque o sei
lingue straniere, contemporaneamente, sto bene. Non so se a Torino esistano
eventi simili, probabilmente sì ma l'offerta non è così ampia. Al mio rientro
di sicuro mi informerò, perchè tutto questo mi mancherà tantissimo, ne sono
sicura.
In
quale albergo della tua citta vorresti dormire almeno una notte?
Non
è propriamente un hotel. E
non è nemmeno ad Osaka, ma vicino. Vorrei passare non una notte, ma almeno una
settimana al Fukuchi-in sul monte Koya.
657 Koyasan, Ito-gun, Koya-cho 648-0211 , Wakayama
Prefecture
Il Fukuchi-in ha più di 1200 anni ed è un
tempio Buddista.
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Una settimana immersi nel silenzio del verde, con la sveglia al mattino presto per partecipare alla meditazione dei monaci, pasti tipici e completamente vegani per depurare la mente e il corpo, anche se io non sono vegana ma quando posso evito volentieri la carne.
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Un luogo da sogno, dove rilassarsi nel contemplare i karesansui, i giardini di roccia, dove la sabbia bianca rappresenta l'acqua, mentre si è immersi nelle acque calde suo onsen.
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Il
quotidiano o la rivista più letta?
Il quotidiano più letto è il Mainichi shimbun ovvero “Il Notiziario del Giorno” ma ne dovrà passare
di acqua sotto i ponti prima che io possa leggerlo!
Per ora mi cimento nella lettura di manga
molto semplici. È un buon esercizio di lingua per me. Il termine Manga,
composto da due kanji, man, “bizzarro” e da ga, “immagini”, sta ad indicare i fumetti, in generale.
La cosa buffa è che per il popolo giapponese i fumetti di qualsiasi nazionalità, anche il nostro Topolino, sono dei manga mentre, per il resto del mondo i manga sono esclusivamente i fumetti giapponesi.
La cosa buffa è che per il popolo giapponese i fumetti di qualsiasi nazionalità, anche il nostro Topolino, sono dei manga mentre, per il resto del mondo i manga sono esclusivamente i fumetti giapponesi.
Non sono una grande fan di queste letture, ma
alcuni volumi sono davvero molto interessanti. Dietro a questi libri, - sì,
perchè di veri e propri libri si tratta, c'è
uno studio davvero profondo di storia, accadimenti reali, cultura, usi e
costumi giapponesi.
In questi giorni sto, per esempio, leggendo “Hikaru
no Go”, la storia di un ragazzino che si appassiona al Go, la dama giapponese, e ho notato
quanto sia pieno di termini tecnici. Infatti è stato scritto con l'aiuto di
campioni di questo gioco, nessun aspetto della materia è stato preso sotto
gamba.
È per questo che ho chiamato il mio sito “Passeggiando
con Doraemon ad Osaka”, perchè gli scrittori e disegnatori dei manga molto spesso si ispirano alla
realtà per i protagonisti delle loro storie , anche se poi alcune storie vedono
come protagonisti personaggi palesemente di fantasia. Quando sono arrivata qui,
mi sembrava quasi di conoscere il diramarsi delle vie grazie alle mie letture
di manga.
Di solito, le prime storie a puntata di un manga
vengono pubblicati all’interno di grossi albi, in bianco e nero e su carta di
scarsa qualità. Solo a seguito in un vero e proprio sondaggio tra i lettori, se
queste storie trovano il riscontro positivo del pubblico le singole serie
verranno, poi, stampate in albi monografici, i tankobon, altrimenti lo sviluppo del racconto sarà interroto quasi
sul nascere.
I
vari titoli dei manga fanno parte, oramai, del bagaglio culturale di ogni giapponese. Trovarmi
a parlare di Cavalieri dello Zodiaco,
Pokemon ed Evangelion con la mia “mamma giapponese” è stato davvero
soprendente. Lei ne conosce tutte le storie molto meglio di me, questo
sicuramente perchè ne comprende più a fondo gli aspetti sociali e culturali
ritratti in essi!
Seppure si discuta molto sull’impossibilità di
creare un manga e di apprezzarlo al di fuori del Giappone, proprio perchè sono
profondamente legato alla cultura e alle tradizioni del paese, i manga, so, che
hanno avuto moltissimo successo anche in Italia.
Il primo manga originale
giapponese, a fare la sua comparsa, nel nostro paese, fu, nel 1979, Il
Grande Mazinga, edito dalla Fabbri, Gurēto Majingā, il
titolo della versione nipponica, di Gō
Nagai,
seguito poi, nel 1980 da Candy Candy, Kyandi Kyandi
ed infine, da Lady Oscar, Berusaiyu no bara letteralmente "La rosa di Versailles", di Riyoko Ikeda.
Tutti, visto l’enorme successo riscosso, trasposti, poi, dalla carta in anime, i nostri cartoni animati.
seguito poi, nel 1980 da Candy Candy, Kyandi Kyandi
ed infine, da Lady Oscar, Berusaiyu no bara letteralmente "La rosa di Versailles", di Riyoko Ikeda.
Tutti, visto l’enorme successo riscosso, trasposti, poi, dalla carta in anime, i nostri cartoni animati.
Piccola nota dell’autore:
Il manga di Candy Candy, oltre ad essere stato pubblicato, nel 1980,
così come nella sua versione originale giapponese, fu edito, sempre dalla Fabbri, anche in una versione completamente
italiana.
La storia di Candy Candy venne, perciò, adattata alla giovane età del nuovo pubblico, meno adulto di quello dei manga, nonchè censurata di molte parti rispetto la versione giapponese e totalmente
ricolorata, poichè quella originale era in bianco e nero.
Inoltre, la Fabbri, visto l’enorme successo che la storia di Candy stava riscuotendo sulle ragazzine del tempo, portò la serie ben oltre i 77 numeri, come previsto dalla sua scrittice, giungendo, invece, a pubblicare addirittura 326 uscite settimanali con un prosieguo della storia completamente inventato – e spesso ingarbugliato e senza senso - e totalmente ridisegnato in Italia, rendendola protagonista di storie sdolcinate e vicino allo stile delle soap americane. Ad esempio, nel finale della serie allungata Candy si metterebbe insieme a Neal il quale l’accompagnerebbe in Africa a cercare la madre! Senza senso, appunto.
Inoltre, la Fabbri, visto l’enorme successo che la storia di Candy stava riscuotendo sulle ragazzine del tempo, portò la serie ben oltre i 77 numeri, come previsto dalla sua scrittice, giungendo, invece, a pubblicare addirittura 326 uscite settimanali con un prosieguo della storia completamente inventato – e spesso ingarbugliato e senza senso - e totalmente ridisegnato in Italia, rendendola protagonista di storie sdolcinate e vicino allo stile delle soap americane. Ad esempio, nel finale della serie allungata Candy si metterebbe insieme a Neal il quale l’accompagnerebbe in Africa a cercare la madre! Senza senso, appunto.
Ma numerose differenze ci
sarebbero anche tra la versione originale del manga e la versione italiana dell’anime.
Una tra tante, anche in questo caso riguarda il finale: nel manga Candy
e Terence si lasciano definitivamente e lei si sposa l’amico Albert.
Nell’anime, invece, si ha un finale più aperto che lascia intuire e...sperare
in un futuro insieme tra Candy e Terence. ;)
Infine, la controversia,
iniziata negli anni 90’, tra le due autrici, la scrittice Kyoko Mizuki e la disegnatrice Yumiko Igarashi sulla reale paternità del personaggio di Candy,
che le ha viste protagoniste di una lunga vicenda giudiziaria, conclusasi con
l’attribuzione congiunta di qualsiasi diritto di copyright, ha fatto sì che la
riproduzione sia del manga che dell’anime fosse bloccata, portando, così, alla
scomparsa dal mercato, sia cartaceo che televisivo, di Candy e delle sue
avventure.
A noi non rimane che Youtube.
Anche in Lady Oscar, altro grande successo, vi sono notevoli differenze tra il manga
originale e la sua versione, in anime, italiana.
Infatti la sceneggiatura originale giapponese fu totalmente riadattata e spesso censurata nella versione italiana nonchè molti dialoghi furono riscritti: alcuni solo edulcorati un po’ altri del tutto reinventati. E tutto ciò solo perchè la versione manga giapponese gioca molto, nei dialoghi, sull’equivoco dell’identità di Lady Oscar.
Infatti la sceneggiatura originale giapponese fu totalmente riadattata e spesso censurata nella versione italiana nonchè molti dialoghi furono riscritti: alcuni solo edulcorati un po’ altri del tutto reinventati. E tutto ciò solo perchè la versione manga giapponese gioca molto, nei dialoghi, sull’equivoco dell’identità di Lady Oscar.
Nella versione
giapponese questa rimane un vero e proprio mistero per tutta la storia e
chiunque si rivolge a Lei con il termine “Colonnello” o semplicemente “Oscar”;
nel doppiaggio italiano dell’anime
invece, molto spesso è chiamata “Madamigella Oscar”, chiarendone, sin da
subito, qualsiasi ambiquità.
Conseguenza del
mistero che aleggia su Oscar, molti personaggi, in realtà, nel manga, si
innamorano di lei, credendola un uomo: prima tra tutte Rosalie,
la sorella di Jeanne Valois,
protagonista dello “Scandalo della collana”. Nella versione italiana tutto
questo è mutato, con grandi contorsionismi di doppiaggio, in ammirazione per Lady Oscar. E anche il fascino del “Colonnello Oscar” esercitato sulle dame di corte, nella versione italiana, perde gran parte
dell’erotismo, onnipresente nel manga giapponese, per divenire solo stupore,
meraviglia e ammirazione.
I manga e di conseguenza gli anime, sono una
fetta di cultura davvero importante e di cui si potrebbe parlare molto a lungo,
approfondendo dettagliatamente temi inaspettati molto più profondi di quanto
siamo abituati a pensare in Italia.
Di recente ho scoperto che è uscito un manga sul disastro di Fukushima, già tradotto anche in italiano, 1F: Diario Fukushima, di Kazuto Tatsuta.
Di recente ho scoperto che è uscito un manga sul disastro di Fukushima, già tradotto anche in italiano, 1F: Diario Fukushima, di Kazuto Tatsuta.
In
città si mangia più volentieri - o c’è più disponibilità - di carne, pesce o
verdure?
Sicuramente il
pesce è la cosa che si trova sempre e ovunque e con costi davvero eccezionali! Freschissimo e davvero gustoso.
La carne
“preferita” a Osaka è quella bovina, ovviamente
si trovano anche carne di maiale e di pollo ma non saprei dirvi il prezzo perchè
preferisco non mangiarla. In Italia stavo per convertirmi al veganesimo, idea abbandonata
al mio arrivo qui. Quella del vegano e
del vegetariano non mi pare siano figure
molto presenti, anche se esistono negozi che vendono specializzati per loro,
a costi sopra la media, purtroppo.
Frutta e verdura
sono davvero costose: i prezzi che vedi qui
nei supermercati in Italia non li vedi nemmeno dal fruttivendolo di fiducia
sotto casa.! La frutta è venduta in confezioni o singolarmente; l'altro giorno
ho comprato delle arance: cinque mi son costate circa ben 4€.
C'è da dire, però, che la bandiera del “Made in Japan” viene portata alta e la
frutta è quasi tutta di stagione e di provenienza nazionale.
Quanto
sono pressanti le famiglie di origine nella vita di coppia?
Molte coppie
vivono con i genitori di uno o dell'altro.
Questo accade per due motivi: il primo è che il costo
degli affitti e delle bollette è molto alto, tant'è che molti giapponesi
vivono nelle share-house dove hanno
la loro stanza privata ma con bagno e cucina condivise. Nella share-house dove sto adesso, c'è un
ragazzo giapponese che risiede qui da sette anni e non è l'unico.
Il secondo motivo è il rispetto per i propri genitori, ed in generale il rispetto verso
gli anziani, per cui vengono seguiti da vicino nella loro vecchiaia.
Descrivi il panorama dalla tua finestra preferita
Il
primo è ciò che vedevo dalla casa della mia host-family: davanti a me il cavalcavia della
ferrovia. Sotto i parcheggi per le auto, alcuni parchi giochi (pulitissimi) per
i bimbi. Subito di fianco una casa in costruzione. Mi sono divertita a fare delle
foto da quando stavano iniziando gli scavi per le fondamenta, inesistenti, fino
a quando ho potuto, prima di trasferirmi.
In
tre settimane avevano già costruito la struttura esterna, nel giro di 4 mesi
previsti la finiranno. Dall'altra
parte del cavalcavia vedo un supermercato. Qui ce ne sono davvero molti, più o
meno grandi.
Il
secondo panorama è ciò che vedo dalla mia camera della share-house: una
scuola sulla sinistra mentre l'edificio che ho di fronte non so esattamente
cosa sia. Questo ha un piccolo giardino, con una vasca dove si raccoglie l'acqua
piovana, spero non attiri troppe zanzare in estate, qui pare ce ne siano
davvero tante, e, sempre nel giardino frontale, a vederle così direi vi siano
anche delle tombe! Non scherzo ma approfondirò di sicuro la questione.
Quando arriva la primavera nelle tua città?
Qui
si inizia a parlare di Primavera già dal 3 di Febbraio, per la Cerimonia del Setsubun No Hi
ovvero l’ultimo giorno dell’inverno, secondo il calendario lunare.
Setsubun, significa letteralmente “divisione
delle stagione” In realtà di Setsubun ve ne sarebbero due in un
anno poichè cadrebbero il giorno precedente il cambio di ogni stagione, - estate/autunno
e inverno/primavera, - anche se, oggi, si festeggia solo il Setsubun che precede la Primavera,
chiamato più specificamente Risshun, che
significa proprio “primo giorno di Primavera” e che cade annualmente il 4 Febbraio, all’interno
dei più lunghi festaggiamenti per l’Haru Matsuri, il Festival di Primavera, collegato
all'inizio del nuovo anno lunare;
Quando in Giappone era ancora utilizzato il kyuureki ovvero il calendario
lunare, risshun era ufficialmente il primo giorno del nuovo anno, così ancora oggi questo giorno è
unito a riti di purificazione dal male e alla Cerimonia del Mamemaki, il
lancio di fagioli contro i demoni malvagi, che si svolge sia nelle case che al tempio.
La tradizione vuole che, durante questo rito, venga pronunciata la frase Oni wa soto, fuku wa uchi, “fuori i demoni, dentro la fortuna!” seguita, dal lancio di fagioli al capofamiglia, solitamente il papà, che, a sua volta, indossando una maschera da Oni, demone malvagio della tradizione giapponese, danza intorno la piccola folla.
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La tradizione vuole che, durante questo rito, venga pronunciata la frase Oni wa soto, fuku wa uchi, “fuori i demoni, dentro la fortuna!” seguita, dal lancio di fagioli al capofamiglia, solitamente il papà, che, a sua volta, indossando una maschera da Oni, demone malvagio della tradizione giapponese, danza intorno la piccola folla.
Altro rito scaramantico legato alla Cerimonia del Mamemaki è la preparazione e la successiva
degustazione del Ehou-maki, che potrebbe sembrare la versione in grande di un sushi-maki se non fosse che dev’essere
rigorosamente preparato con sette ingredienti, 7 da sempre numero fortunato.
La tradizione vuole che si debba mangiare non tagliato, altrimenti si taglierebbe fuori la fortuna, e in assoluto silenzio, guardando la direzione fortunata prevista per quell’anno poichè questa è decisa dal segno zodiacale dell’anno che sta per entrare.
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La tradizione vuole che si debba mangiare non tagliato, altrimenti si taglierebbe fuori la fortuna, e in assoluto silenzio, guardando la direzione fortunata prevista per quell’anno poichè questa è decisa dal segno zodiacale dell’anno che sta per entrare.
In realtà poi il freddo prosegue
ancora fino a fine Marzo, tra temperature assolutamente altalenanti.
La Primavera inizia, ufficialmente,
il 20/21 di Marzo come in Italia, ma non
è davvero Primavera fin quando non si va con gli amici a fare l' Hanami, - l’osservazione e
l’ammirazione della fioritura, in particolare dei ciliegi, i cui fiori, in
giapponese, si chiamano sakura.
Il fiore del ciliegio, con la sua bellezza e, allo stesso tempo, brevità d’esistenza, fiorisce velocemente e altrettanto velocemente lascia il suo l'albero per cadere a terra, rappresenta per i giapponesi la fragilità e la rinascita e li porta a a riflettere sul valore effimero della vita.
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Il fiore del ciliegio, con la sua bellezza e, allo stesso tempo, brevità d’esistenza, fiorisce velocemente e altrettanto velocemente lascia il suo l'albero per cadere a terra, rappresenta per i giapponesi la fragilità e la rinascita e li porta a a riflettere sul valore effimero della vita.
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È
una tradizione molto antica, risale
all’ottavo secolo d.C., ed è ancora molto sentita, tanto che, per questo evento esistono apposite
previsioni di fioritura, le quali vengono ascoltate con molta attenzione e da
provocare dei veri e propri spostamenti di massa da una parte del paese alle
zone ove il fenomeno dei sakura in fiore è più suggestivo.
Il pic nic sotto i ciliegi è
divertentissimo, si canta, si balla ma soprattutto si mangia sushi e si beve molto sake, ridendo in compagnia!
La magia dell'hanami ti coglie di
sorpresa, al primo alito di vento, quando i petali iniziano a cadere tra i
sorrisi di chi li osserva melanconico...
La cerimonia
dell’Hanami e i suoi
festeggiamenti nei prati continua anche
nelle ore serali, dove l'hanami cambia il suo nome in yozakura,
la notte del ciliegio, divenendo, illuminati dalle luci, ancora più seducente.
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Ci sono molti luoghi storici o naturalistici nelle vicinanze della tua città che meritano una visita o è un luogo piatto? Se sì quali?
Questo è il Giappone, baby! Impossibile
annoiarsi.
Ci sono templi e luoghi sacri dove meno te lo aspetti, parchi stupendi, pare
che questa sia una delle chiavi della longevità dei giapponesi, e poi ci sono persone incredibilmente amichevoli, peculiarità della gente di Osaka.
Qualsiasi cosa tu abbia intenzione di
fare, qui puoi, non manca proprio nulla. Non saprei nemmeno da dove iniziare ad
elencarli.
Per quanto riguarda le attrazioni naturalistiche vi ho già
parlato del sia del Parco di Nagai che di quello commemorativo di Bampaku
con la sua statua al sole.
Vi suggerisco di visitare anche le tante stupende montagne, più o meno basse, dove fare bellissime passeggiate tra paesaggi stupendi.
Vi suggerisco di visitare anche le tante stupende montagne, più o meno basse, dove fare bellissime passeggiate tra paesaggi stupendi.
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Tra
i luoghi storici, meritano,
secondo me, senza dubbio una visita:
Il Castello di Osaka,
1-1 Osakajo, Chuo Ward, Osaka, Osaka
Prefecture 540-0002, Giappone
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Ōsaka-jō, in giapponese, è un maniero che si erge sul piccolo altopiano di Uemachi-daichi, oggi zona centrale della città, voluto, nel 1583 da Toyotomi Hideyoshi, famoso Samurai e daimyō, signore feudale, del 16° secolo, affinchè divenisse il centro del nuovo Giappone, unificato sotto la sua egemonia.
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Vi
suggerisco di visitarne anche il suo parco - Nishinomaru - in primavera, durante la
fioritura dei ciliegi quando i suoi prati sono affollati di spettatori con il
naso in su, gruppi di persone intenti ad organizzare il loro pic-nic, venditori
di cibo e sake e suonatori di taiko,
i tipici tamburi giapponesi
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il tempio di Shitennō-ji nella zona di Tennoji,
1-11-18 Shitennoji, Tennoji Ward,
Osaka, Osaka Prefecture 543-0051, Giappone
Fu voluto dal principe ereditario
Umayado nel 593 d.C., il quale,
convertitosi al Buddhismo, aveva preso parte alle guerra contro i nobili fedeli
dello Shintoismo affinche il Buddhismo divenisse religione dell’impero. Durante
la battaglia decisiva per le sorti della guerra, invocò l’aiuto dei Quattro Re Celesti, - Shitennō -, divinità
buddhiste dei 4 punti cardinali. Così,.dopo la sua vittoria fece erigere questo
complesso di templi – ji- il primo
buddista eretto dal Governo dell’Impero nel paese, ad essi dedicato.
Anche questo sito ha un meraviglioso parco - Gokuraku-jodo - che merita un vostro pomeriggio di tranquillità.
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Il teatro di Bunraku.
1-12-10 Nippon-bashi,
Chuo-ku, Osaka
Dovete sapere che Osaka per secoli fu
la capitale del teatro di Bunraku, il
tradizionale treatro giapponese dei burattini, accrescendo la sua fama
durante il periodo Edo, dal 1603 al
1867 quando, insieme all’altro genere teatrale, il Kabuki, costituiva l’unica forma di intrattenimento per il popolo.
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La
caratteristica di questo genere teatrale,
oggi patrimonio intangibile dell’umanità, consiste nel fatto che i personaggi sono rappresentati da marionette di grandi
dimensioni e manovrati da esperti burattinai, a vista.
E poi occhi ed orecchie aperte, i Tenjin Matsuri,
Higashitenma
2-10, Kita-ku, Osaka-shi, Osaka
È la
festività in onore di Sugawara Michizane,
la divinità delle arti e dello studio, custodita nel santuario di Tenmangu,
in Osaka.
Risale al 10 secolo d.C e da allora,
ogni anno il 24 e il 25 di Luglio, si svolgono festeggiamenti ritenuti tra i
più belli dell’intero Giappone e che terminano con una spettacolare
processione, sia per terra che per mare, di 3000 celebranti vestiti con gli
abiti imperiali del periodo Heian
e con gli imperdibili, hanabi, i pirotecnici fuochi d’artificio notturni nonchè i falò dalle barche, sul fiume Okawa.
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e con gli imperdibili, hanabi, i pirotecnici fuochi d’artificio notturni nonchè i falò dalle barche, sul fiume Okawa.
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Attrazioni sportive: le competizioni
di Sumo,
lo sport nazionale giapponese,
che con il trascorrere del tempo ha cambiato la sua connatazione da rito religioso a quella di
attività militare sino a quella attuale di sport.
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La parola sumo, significa letteralmente “strattonarsi”
ed è una forma di lotta corpo a corpo durante la quale i due sfidanti,
rigorosamente maschi, chiamati rikishi
si affrontano con lo scopo di atterrare l’avversario e buttarlo fuori dal dohyo, la zona di combattimento.
Le competizioni si svolgono ogni tre
mesi.
Come potete vedere, qui ad Osaka non ci si annoia mai. È impossibile.
Come potete vedere, qui ad Osaka non ci si annoia mai. È impossibile.
Il cibo più bizzarro che hai visto mangiare con piacere ai tuoi amici locali ma che tu non mai avuto il coraggio di assaggiare.
Il “nattō” Però ho avuto il coraggio di assaggiarlo e finirlo, vale lo
stesso?
Non si tratta di insetti, niente di vivo...è solo un piatto tipico giapponese a
base di semplici fagioli di soia
fermentati e generalmente si mangia a colazione con mostarda karashi e salsa di soia.
L'odore
è davvero terribile, l'aspetto ancora peggio, un rigurgito viscido e filamentoso. In realtà il gusto è più
delicato di ciò che ci si potrebbe aspettare! Non tutti i giapponesi lo
mangiano e ben pochi hanno il coraggio di dire che è delizioso, ma da bravi stratega
della diplomazia si limitano a dire che è
“molto salutare”. Effettivamente pare esserlo per davvero essendo ricco di
vitamine, proteine, minerali, è un’ottima fonte di ferro e di potassio ma
soprattutto ha la capacità di ridurre il colesterolo. Non male, vero?
Una mia amica mi ha raccontato che la sua scoperta fu del tutto casuale.
Si racconta che nel 1086, Minamoto no Yoshiie, un samurai del periodo Heian, si trovava battaglia con i suoi soldati. Un giorno, venne attaccato
all’improvviso da alcuni nemici, proprio mentre stava bollendo dei fagioli di
soya per i suoi soldati. Dovendo fuggire, per diversi giorni si dimenticò del
contenuto della pentola finchè, finalmente, scoperchiandola si accorse che i
fagioli di soya erano fermentati e nonostante l’aspetto assai poco invitante al
gusto non risultavano poi così malvagi, tanto che i soldati li mangiarono
ugualmente con piacere.
C’è tolleranza o intolleranza nei confronti di confessioni differenti?
In Giappone non esiste una vera e propria
religione ufficiale. Si potrebbe dire essere il buddhismo, oppure lo shintoismo.
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La parola Shinto è
formato dall'unione di due kanji: Shin
che significa "divinità" oppure "spirito" e To che
significa “via”, o ancora, “sentiero”. Pertanto Shinto significa, se
tradotto letteralmente, “via del divino”
La nostra Pasqua non si festeggia ma il Natale
sì, anche se non penso abbia la stessa valenza religiosa che ha per noi, anche
perchè non vi sono molti cristiani in Giappone. É più un tempo della felicità,
occasione lieta per scambiarsi regali.
Direi che “scegliere”
una religione da seguire non è proprio la priorità dei giapponesi.
La mia “mamma giapponese” un giorno, parlando di religioni, mi disse, ridendo “Non capisco perchè le persone non possano mangiare carne bovina o suina o chissà che altro per una religione. Noi giapponesi preghiamo nei templi buddhisti, in quelli shintoisti, festeggiamo il Natale, stiamo insieme, ci divertiamo e ci vogliamo bene!”.
Bravi, fanno bene, questa è una cosa che tutto il mondo dovrebbe imparare da loro.
In quale luogo – mercato – supermercato vai a fare la spesa oppure c’è un luogo che è un tempio culinario?
I
supermercati
qui sono ovunque, più o meno grandi.
Nei centri commerciali, solitamente, i
piani bassi sono dedicati alla spesa, quelli di mezzo allo shopping ed i più
alti ai ristoranti.
Ma il posto più bello dove passeggiare, facendo acquisti, sono, sicuramente, le Shotengai: luoghi di incontro, piccole o grandi, lussuose o modeste gallerie commerciali che si snodano per vie lunghe e strette, coperte da lucernai, e dove i negozi che si susseguono all’interno, quasi tutti a conduzione familiare, hanno aperture da ambo le parti.
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Non
hanno nulla a che vedere con i nostri portici anche se un po’ rendono l’idea.
Il segreto della sopravvivenza di
queste piccole attività commerciali sta nel rapporto di familiarità e fiducia
che si è instaurato, nel tempo, tra commercianti e clienti che spesso puoi
vedere amabilmente in chiacchiera.
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All’interno delle gallerie, a volte
lunghe anche alcuni kilometri, si trovano negozi di ogni genere: dai kimono ai vestiti occidentali, dal the
verde tradizionale ai negozi di dolci confezionati che più industriali non si
può, dai macellai ai pescivevendoli. Mi piace tantissimo passeggiare per le Shoutengai, trovo sia un modo stupendo
per scoprire alcune delle abitudini degli abitanti di questa stupenda città.
Lo rifaresti o hai qualche rimpianto o pentimento ad aver intrapreso questo cammino?
Lo rifarei,
iniziando da dieci anni fa! Nulla
è più bello che vivere esperienze.
Viaggiare da soli può far paura, ma farlo arricchisce davvero la mente e l'anima. Conoscere persone che vengono da qualsiasi parte del mondo, parlare con loro di usanze, cultura e di quanto accade nel mondo è davvero l'esperienza più interessante che si possa vivere.
Ai giovani mi verrebbe da dire: がんばってください ”ganbatte kudasai” cioè, inseguite i
vostri sogni con tutte le vostre forze ed il vostro impegno.
Viaggiare da soli può far paura, ma farlo arricchisce davvero la mente e l'anima. Conoscere persone che vengono da qualsiasi parte del mondo, parlare con loro di usanze, cultura e di quanto accade nel mondo è davvero l'esperienza più interessante che si possa vivere.
Ai genitori: non abbiate paura di lasciare andare i vostri figli e fate sì che siano sempre curiosi verso ciò che di bello c'è al mondo...
In realtà questa non è una domanda che avrei
voluto che mi facessi, anzi, però è la domanda che tutti, ma proprio tutti mi
hanno fatto quando hanno saputo che sarei partita.
Sei
in Giappone! E Fukushima, non hai paura delle radiazioni?
Io sono nata nel 1986, sapete cosa è
successo quell'anno? Chernobyl!
Comunque
la risposta è no. E non ho
nemmeno paura di un attacco terroristico, a dirla tutta.
Le
ragioni sono due; la
prima è il mio cinico, tremendo,
real-fatalismo: se deve capitare qualcosa, capiterà e potrebbe essere anche
a Torino.
In Piemonte abbiamo la centrale
elettronucleare di Trino che in Italia, si sa, non è l'unica. Non crediate che
le nostre centrali “chiuse” siano prive di residui radioattivi! (E qui mi
fermo, chi vuole approfondirà da solo l'argomento). Penso anche che l'uomo
abbia dato nomi diversi agli Oceani ma l'acqua è sempre la stessa, in tutto il
mondo, al pari dell'aria.
La seconda ragione è il mio infinito positivismo unito alla
gioia di vivere. Se sono convinta che la mia serenità sia altrove, vado a
prendermela. L'ho imparato col tempo, potrei dire di averci messo dieci anni...o
forse quasi trenta.
Fukushima
ha rappresentato davvero una
catastrofe ma quando ho deciso di partire ed addirittura quando sono arrivata,
non avevo neppure ancora idea di quanto distasse da Osaka. Ora lo so, meno di
800 km in auto, il che equivale ad una distanza ancora inferiore in linea
d'aria. Scherzo spesso con gli amici
di tutto questo e loro mi dicono che
tornerò fluorescente.
Le mie preoccupazioni sono ben altre:
in testa ho il mio obiettivo e nel cuore
porto il mio sogno.
Trasforma i tuoi obiettivi in previsioni e
costringi il futuro a darti ragione.
Riccardo
Varvelli
E voi, avete mai visitato Osaka?
Avete indirizzi da svelarci, suggerimenti da dare o aneddoti da raccontare?
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